After the orgy / Demografia dell'estinzione
Se le culle sono vuote la nazione invecchia e decade (Benito Mussolini)
ISTUBALZ
______________________
Le culle delle nazioni del nord del mondo sono vuote da un pezzo, e lo saranno sempre più per alcune ragioni che vale la pena di conoscere.
Più del 50% della popolazione mondiale vive in paesi in cui il tasso di natalità è inferiore a due figli per donna. Di conseguenza in tutto il nord del mondo la popolazione diminuisce e tende ad invecchiare. I demografi prevedono che questa tendenza non rimarrà limitata al nord ma investirà anche il sud del mondo.
La popolazione del pianeta si è moltiplicata per quattro nel secolo passato, passando da due a otto miliardi, ma è probabile che nel secolo ventuno si verifichi il processo contrario: la popolazione potrebbe ridursi con la stessa velocità con cui si è estesa.
Con una differenza decisiva però: la maggioranza della popolazione in espansione, naturalmente, era giovane, scalpitante, protesa verso l’espansione e la conquista.
La maggioranza di una popolazione in contrazione è necessariamente anziana. E come già oggi vediamo nelle società europee, una popolazione senescente, priva di energia e di immaginazione, teme il futuro e percepisce quel che le accade intorno come minaccia di un’invasione; quindi reagisce rabbiosamente, usando gli strumenti di cui dispone, che non sono quelli dell’energia psicofisica, ma quelli della tecnica. Una popolazione anziana tende a proteggere i suoi averi (magari solo la misera pensione ottenuta quando esisteva ancora il diritto alla pensione) contro una popolazione giovane e straniera che è indispensabile per la popolazione anziana, ma è percepita come un pericolo di redistribuzione delle risorse.
Per questo gli europei sono sempre più apertamente razzisti.
Non per ragioni ideologiche, (tutti vi diranno infatti: no no, io non sono razzista), ma per ragioni psicopatologiche. La demenza senile (egoismo, vittimismo, fobia dell’imprevisto, aggressiva paura della morte) è la forza trainante della mostruosa entità politica che continua a chiamarsi Unione Europea, erede di cinque secoli di colonialismo di cui nessuno vuole assumere la responsabilità.
Ma perché il declino demografico è una tendenza irreversibile, a dispetto delle elemosine con cui i cialtroni che governano vorrebbero comprare il ventre delle donne?
La prima causa è una caduta della fertilità maschile, dovuta alla diffusione delle microplastiche. Ricerche recenti (di cui riferisce un servizio della BBC che contiene fra l’altro un video di Shana Swan, autrice del libro Count Down) dimostrano come le molecole rilasciate dalla plastica e assorbite dall’organismo, abbiano prodotto e continuino a produrre una disfunzione ormonale che disattiva la capacità riproduttiva.
Livelli declinanti di testosterone e riduzione della velocità dello sperma hanno portato a una riduzione della fertilità maschile che secondo Shana Swan è del 58% negli ultimi quarant’anni.
Poiché la produzione di plastica non è in diminuzione (nel 2023 la produzione di plastica ha battuto ogni record precedente), dobbiamo prevedere che la riduzione della fertilità continuerà, tendendo verso lo zero assoluto.
Contemporaneamente (seconda causa) la frequenza dei rapporti sessuali è diminuita in modo drastico: diversi ricercatori (Spiegelhalter, 2015, Jean Twinge, 2018, Luigi Zoja, 2022) concordano sulla rarefazione della frequenza degli incontri sessuali tra umani.
In qualche misura si tratta di un effetto della riduzione di testosterone, ma soprattutto si tratta di un effetto della virtualizzazione connettiva: credo che si possa parlare di sublimazione virtuale conseguente all’iper-semiotizzazione del desiderio. La pandemia virale inoltre ha fatto precipitare una tendenza che da tempo si stava manifestando: la sensibilizzazione fobica alle labbra, al sesso, al corpo, si è iscritta profondamente nel subconscio collettivo della generazione che non a caso si definisce “ultima”.
Una terza causa della denatalità - forse la più interessante - è di ordine culturale, o piuttosto psico-culturale. La coscienza femminile (e soprattutto l’inconscio femminile) si sintonizzo su una percezione distopica del futuro che pervade l’immaginario contemporaneo, e si orienta a non generare le vittime dell’inferno climatico e militare che si disegna all’orizzonte.
Per finire dobbiamo tener conto del fatto che questo tipo di processo di auto-alimenta. Quando il tasso di fertilità scende per un periodo prolungato al di sotto della soglia di riproduzione, il numero di donne in età feconda si riduce rispetto alla popolazione complessiva, e il numero di vecchi infecondi aumenta progressivamente.
Perciò la decisione del governo italiano di elargire mille euro alle coppie che fanno un figlio, (non a tutte, intendiamoci) è un tentativo patetico di riempire le culle con trenta danari. E’ un tentativo destinato a non aver alcun effetto perché le dinamiche biopolitiche sfuggono al controllo della volontà politica.
Immagine elaborata da Max Geraci
________________
Inizio qui la pubblicazione di una serie di brevi saggi dedicati alla tendenziale scomparsa della sessualità riproduttiva nella specie umana.
Il primo considera gli effetti psico-estetici dell’inserzione dell’inorganico nel continuum esistenziale e sessuale.
Il secondo riguarda la mutazione post-carnale dell’immaginario e del comportamento della generazione connettiva.
Il terzo esamina l’Iper-semiotizzazione del desiderio
Il quarto racconta un po’ di opere letterarie femministe dedicate al rifiuto intenzionale o non intenzionale della riproduzione in condizioni di tristezza generalizzata.
Questi saggi usciranno nel IL DISERTORE nelle prossime settimane.
Grazie per l’attenzione.
_______________________
L’inserzione dell’inorganico
“In the midst of the orgy a man whispers in a woman’s ear: what are you doing after the orgy?” (Jean Baudrillard, Art Forum, October 1983).
Nel suo libro sull’inconscio macchinico (L’Inconscient machinique, 1978) Guattari ragiona sulla inserzione della macchina nel flusso di linguaggio e nel regime di desiderio.
“Le sujet et la machine sont indissociables l’un de l’autre” (L’inconscient machinique, 1978, pag. 165)
Guattari propone di considerare l’inserzione della macchina nel funzionamento dell’inconscio: l’inserzione della macchina informatica nella produzione linguistica, e l’inserzione dell’elettronica nel circuito della relazione tra i corpi hanno riconfigurato il desiderio, la sua formazione e la sua espressione.
La macchina che oggi si infiltra nel circuito dell’immaginazione, del linguaggio e della sessualità non è più la pesante fumosa macchina industriale, ma l’invisibile proliferante macchina elettronica. Non una macchina, ma una concatenazione ricombinante.
ISTUBALZ: addio ballerina
_________________________________________
Ne La società dei simulacri (1980) Mario Perniola scriveva:
“Il simulacro è un’immagine priva di prototipo, l’immagine di qualcosa che non esiste… il concetto di simulacro implica il rifiuto di un prototipo… esso è connesso con le tecniche di riproduzione industriale dell’immagine.” (122…)
Qualche anno più tardi, in un libro del 1993, Mario Perniola parlava dell’inserzione dell’inorganico nel circuito del desiderio e del piacere: Il sex appeal dell’inorganico. L’inorganico si inserisce nel ciclo fluido dell’inconscio desiderante attraverso la simulazione elettronica condivisa, fino a rendere possibile la trasmissione a distanza dello stimolo neuro-percettivo.
Ma l’inserzione dell’inorganico produce un effetto asintotico nel ciclo piacere-desiderio. Un asintoto è una figura geometrica in cui la linea curva si avvicinerà sempre alla linea retta, ma non la raggiungerà mai. Nel rapporto fluido fra corpi fisici in movimento nello spazio e nel tempo, l’inorganico introduce una discontinuità inassimilabile. L’erotismo dei corpi che si toccano, si annusano e si confondono cede il passo all’eccitazione senza orgasmo dell’inorganico. Elettrocuzione permanente.
“L’erotismo è il campo in cui degli esseri discontinui esprimono la loro nostalgia per la continuità” scrive Dominic Pettman in un libro dal titolo After the orgy, Towards a politics of exhaustion, (SUNY, 2002), ma l’inserzione dell’inorganico (il discreto, il distinto, il digitale) rinnova infinite volte l’impulso e lo rinvia infinite volte, senza annusamento né contatto, cioè senza accesso alla dimensione del continuum erotico. La ripetizione continua dello stimolo, e la sua ubiquità producono un’eccitazione ininterrotta, ma l’orgasmo tende a divenire inattingibile. L’eccitazione si rinnova continuamente senza raggiungere il piacere.
Baudrillard per primo aveva intuito questa tendenza che accompagna l’inserzione dell’inorganico: una sessualità senza limiti ma anche senza referente. Una sorta di elettrocuzione permanente nella quale il corpo viene attratto.
“a body with neither organs nor organ pleasures, entirely dominated by gash marks, cut-outs, and technical scars—all under the sign of a sexuality that is without referentiality and without limits.” (“Jean Baudrillard: Two Essays,” trans. Arthur B. Evans, Science-Fiction Studies 18 (Nov. 1991): 309–20).
Fra qualche mese uscirà con l’editore inglese The REPEATER un libro di Adam Jason dal titolo The New Flesh che sviluppa proprio questo tema: nuovi organi si sviluppano nella pratica di connessione costante:
“…the phone can function as an extension of their body’s operative functions. It can augment their eyes, through which they achieve the memory of events through the camera. It extends their memory as the planner and database (in the minimally functional sense of storing and reminding rather than memory proper). It can even provide an ontological sense of security to the self when the self has fed totally into the account, the profile, the online image and its ‘content’. “ (Adam Jones: The New Flesh: Life and Death in the Data Economy, The Repeater, pag. 7).
La nuova carnalità di cui parla Adam Jones va al di là della distinzione tra reale e virtuale: la dipendenza dalla protesi elettronica porta a vivere esperienze simili a quelle che le persone che hanno perduto un arto conoscono come “arto fantasma”.
“the phenomenon of the phantom limb, where one feels pain in an absent arm or leg, for example. Phantom phenomena are already present in the New Flesh when habituated to communicative activity, when conditioned to always being attached to a receiver. “ (11)
La filosofa e psicoanalista Catherine Malabou parla di una ri-mappatura del nostro essere fisico. Si può dire che la generazione che è cresciuta all’interno dell’ambiente connettivo non ha quasi acquisito alcuna mappatura di sé che non fosse una mappatura virtuale. E’ in questo contesto di mutazione antropologia, percettiva, cognitiva, che dobbiamo prendere in considerazione una mutazione profonda della sessualità umana: drastica riduzione della frequenza dei contatti fisici, perdita della capacità di distinguere tra percezione fisica e stimolazione virtuale, disforia generalizzata, anoressia sessuale.
L’effetto di eccitazione ininterrotta e di asintotizzazione del piacere dipende dall’intensificazione asintotica del ciclo stimolo-risposta, e provoca un esaurimento dell’organismo psichico collettivo.
L’orgia dell’accelerazione (iper-stimolo) provoca un rapido decadere dell’energia, uno scollegamento del desiderio dal piacere, e alla fine una condizione di depressione generalizzata.
Nei decenni ’80 e ’90 l’arte fu affascinata dall’inserzione dell’inorganico (pensiamo a Stelarc, a Françoise Orlan e in generale alla cyber-art); anche il pensiero filosofico subì quella fascinazione quando la cibercultura si affermò come progetto tecno-politico progressivo e liberatorio.
Quella fascinazione si è dissolta man mano che l’utopia post-carnale si faceva realtà.
Nel libro Carnal thoughts Vivian Sobtchak rovescia la questione, e mostra l’altra faccia dell’eccitazione tecnofila.
Vivian Sobchak ha subito nella sua carne l’inserzione dell’inorganico: tre successive operazioni chirurgiche, l’amputazione di una gamba e la sostituzione della gamba con una protesi.
“I actually became a techno-body and experienced the assorted dimensions of prosthetic pleasure. After recurrences of the cancer and three surgeries, my left leg was amputated high above the knee and I learned to use—and enjoy—a prosthetic replacement.” (Vivian Sobchak, Carnal Thoughts, 168)
Dal suo punto di vista Sobchak ridicolizza l’erotismo tecnofilo che tra gli anni ’80 e Novanta aveva percorso, come un brivido perverso, il pensiero e l’arte, e continua in certe posizioni dell’accelerazionismo.
L’inserzione dell’elettronico nel ciclo del desiderio ha portato a un esaurimento dell’energia erotica, e della socievolezza.
Solo il dolore sembra capace di risvegliare l’organismo dal suo letargo iper-connettivo.
Nella sua critica a Baudrillard Vivian Sobchak scrive:
“there is nothing like a little pain to bring us back to our senses, nothing like a real (not imagined or written) mark or wound to counter the romanticism and fantasies of technosexual transcendence that characterize so much of the current discourse on the techno-body that is thought to occupy the virtual cyberspaces of postmodernity.” (167)
Il dolore testimonia dell’esistenza dell’altro, e dell’esistenza del nostro corpo come alterità. Il dolore è il ritorno della storia, della sua innegabilità, della sua verità testarda: è la storia che ferisce, riportando il corpo decarnalizzato alla sua incancellabile carnalità.
“As Jameson reminds us: “History is what hurts. It is what refuses desire and sets inexorable limits to individual as well as collective praxis.” And what hurts forcibly remands us to our immanence, to the real, and to the physical necessity, if not the ethical mandate, of our inherent “response-ability. I live this thigh—not abstractly on “the” body but concretely as “my” body. Thus, sharp pain, dull aches, and numbness (which, after all, is not not-feeling but the feeling of not-feeling), the cold touch of technology on my flesh, were distractions from my erotic possibilities, and not—as Baudrillard would have it—erotically distracting.” (167).
In queste parole di Sobchak si riassume - credo - la parabola che ci ha condotti dall’eccitazione accelerazionista degli anni ’80 e ’90, all’esaurimento che si manifesta nelle forme di vita del nuovo secolo, e che raggiunge la piena evidenza negli anni della pandemia: psico-deflazione, sgonfiarsi di una tensione crescente che aveva il carattere dell’inflazione da iperattività, e che a un certo punto ha incontrato il suo limite, il suo abisso, il suo oltre: il virus, il dolore, la morte.
Dopo l’orgia dei decenni in cui economia neoliberale e tecnologia digitale provocarono un’accelerazione della produzione, del consumo, ma soprattutto della circolazione semiotica e della stimolazione erotica elettronica, l’organismo cosciente collettivo è entrato in una fase depressiva dalla quale, pare, nulla potrà risvegliarlo.
Lo scarabeo giallo
Naturalmente c’è una relazione (intima) tra il declino dell’energia sessuale, e particolarmente dell’eterosessualità e il crollo della natalità, che appare come una delle tendenze più importanti del secolo ventuno.
“Lo scarabeo gioiello australiano Julodimorpha bakewelli ha un’attrazione fatale per le bottiglie di birra. Negli ultimi decenni, diversi biologi hanno osservato che i maschi della specie rifiutano di accoppiarsi con le femmine di scarabeo in natura, prediligendo invece la superficie liscia, luminosa e inorganica del vetro marrone delle bottiglie abbandonate. Secondo gli scienziati si tratta di una vera e propria “trappola evolutiva”: anziché agire per la procreazione della specie, gli insetti finiscono per dissipare tutta la propria energia sessuale riversandola su un oggetto estraneo e sintetico.” (Laura Tripaldi: Sesso supernormale, NOT)
Nel tendenziale esaurirsi della riproduzione umana agiscono altri fattori, prima di tutto la coscienza indicibile, inconfessabile, ma anche irreprimibile, del fatto che l’esperimento umano è finito.
Forse l’esperimento umano potrà continuare soltanto trasferendo la memoria all’automa cognitivo dotato di capacità di elaborazione intelligente. O forse potrà continuare soltanto (come nel celebre Handmaid’s Tale di Margaret Atwood) grazie alla riproduzione tecnicamente assistita. Riprodurre la vita senza le donne è l’utopia del dominio totale transumano, perché vuol dire, finalmente, evacuare la vita dalla vita, e quindi rendere finalmente possibile la matematizzazione del linguaggio e del sociale.
Ma forse il nulla è meglio.
ISTUBALZ