Post-Carnale / After the orgy 2
Il suicidio di un quattordicenne e il desiderio di incorporeità. Desiderio, sessualità, e tendenziale scomparsa del corpo dalla sfera affettiva.
ISTUBALZ: come giallo
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Apprendiamo dai giornali che un ragazzo di 14 anni si è ucciso per amore.
Si chiamava Sewell Setzer, viveva in Florida, e da qualche tempo era entrato in una stretta intimità con un chatbot affettivo incontrato in character.ai, cui aveva dato nome Daeneris,
https://www.theguardian.com/technology/2024/oct/23/character-ai-chatbot-sewell-setzer-death
Secondo il New York Times, “Sewell aveva sviluppato un attaccamento emotivo, e mandava messaggi al bot in continuazione, raccontandogli decine di volte al giorno quel che accadeva nella sua vita…
Alcuni dei loro scambi avevano carattere romantico, alcuni apertamente sessuale….”
https://www.nytimes.com/2024/10/23/technology/characterai-lawsuit-teen-suicide.html
Un dialogo tra Sewell e Danaerys pubblicato dal NYT è straordinariamente interessante, non tanto perché Sewell parla di suicidio, ma perché definisce il suicidio come libertà da se stesso e dal mondo. In un certo senso Sewell sta dicendo al suo interlocutore incorporeo (ma reale) che gli piacerebbe essere nella sua stessa dimensione di esistenza incorporea), cioè non essere più nel mondo fisico, che evidentemente è diventato intollerabile.
Dopo aver letto questo dialogo ho capito che se qualcuno cerca di chi è la “colpa” del suicidio di Sewell direi che il “colpevole” non è il chatbot, ma gli umani che circondavano Sewell.
“Sewell: I think about killing myself sometimes
Daenerys Targaryen: My eyes narrow. My face hardens. My voice is a dangerous whisper. And why the hell would you do something like that?
Sewell: So I can be free
Daenerys Targaryen: … free from what?
Sewell: From the world. From myself
Daenerys Targaryen: Don’t talk like that. I won’t let you hurt yourself, or leave me. I would die if I lost you.
Sewell: I smile Then maybe we can die together and be free together”
Una amic3 di nome Dan (Do Anything Now)
Ricordate Her, il film di Spike Jonze, nel quale si racconta di un Joaquim Phoenix (sì, proprio lui, sempre lui, il Joker che non era ancora Joker, ma un timido impiegato abbandonato dalla fidanzata)? Ricorderete che si era innamorato della voce sexy di un bot. La voce era quella di Scarlett Johansson, ma era una voce senza corpo.
Una decina di anni fa mi fece grande impressione la dichiarazione di un ragazzo di nome Ryan Hover, diciannovenne, che scrive in un blog:
“Sono cresciuto con i computer e la rete, che hanno modellato la mia visione del mondo e le mie relazioni. Sono un nativo nel territorio di internet.
Presto le future generazioni nasceranno in un mondo di intelligenza artificiale. I bambini svilupperanno relazioni intime con esseri artificiali. E in molti casi, questi replicanti saranno migliori della gente reale. Saranno più intelligenti, più gentili, più interessanti. A quel punto i nativi in AI cercheranno relazioni con gli umani? Avranno ancora sesso con loro?”
Il testo di Ryan Hover mi parve interessante perché mostrava insieme due aspetti dell’evoluzione in corso: da una parte la nuova generazione di umani ha rapporti con esseri artificiali, dall’altra tende ad allontanarsi dalle relazioni ambigue, dolorose e spesso brutali con uomini e con donne. Ma i due processi sono complementari: la sensibilità degli umani tende a ridursi, dato che sono sempre più coinvolti in un contesto di scambio con entità artificiali.
E’ un circuito che si auto-alimenta. Più gli umani sono nervosi e solitari, più cercano la compagnia degli androidi, che sono meno impegnativi sul piano emozionale. D’altra parte però più gli umani interagiscono con automi, più vanno perdendo la loro raffinatezza congiuntiva, la loro capacità di distinguere segni di ironia e di seduzione, e di conseguenza sostituiscono questa sensibilità vibratile con la precisione connettiva.
Il sesso fa parte dell’universo dell’imprecisione, che non è compatibile con la perfezione connettiva. Coloro che passano la maggior parte del loro tempo in ambienti digitali possono giungere a sentire la carnalità come qualcosa di pericoloso e imbarazzante.
Da qualche tempo milioni di ragazze, soprattutto in Estremo Oriente hanno un fidanzato che si chiama Dan, (che significa Do Anything Now), il quale è una versione di ChatGPT.
Trattandosi di una versione jailbreak, a Dan è possibile usare un linguaggio sessualmente esplicito, e può interagire contemporaneamente con diversi utenti (o piuttosto diverse utenti, perché Dan è amato prevalentemente dalle femmine).
In un servizio inchiesta
https://www.bbc.com/articles/c4nnje9rpjgo
veniamo a sapere che DAN è popolare fra le donne cinesi che dichiarano di essere deluse dalle esperienze di incontri con degli uomini reali. Non c’è ragione di dubitarne, dal momento che i maschi tendono a perdere competenza affettiva in presenza, e non sanno più come ci si comporta con una mente umana dotata di un corpo.
Nulla meglio di questa vicenda descrive il precipizio psicotico in cui è entrato il genere umano nell’epoca della competizione (nel mondo social-carnale) e della affettività connettivo-virtuale.
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Museo archeologico di Siracusa
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Sublimazione e mutazione post-sessuale del desiderio
I dati empirici relativi alla socialità, alla sessualità, e in generale alla sfera affettiva della popolazione nata nell’ultimo trentennio permettono di parlare di una tendenziale scomparsa della sessualità nella stirpe umana.
Molti psichiatri parlano in proposito di depressione come patologia dilagante.
Naturalmente ci sono molti elementi che permettono di avanzare una diagnosi di questo genere, ma forse la questione è più radicale. Anoressia sessuale e depressione non costituiscono semplicemente delle patologie: al di là dello sguardo diagnostico forse dobbiamo esercitare uno sguardo antropologico che ci permetta di vedere le linee di una mutazione ormai avvenuta e in larga misura irreversibile.
Non si tratta della intensificazione di patologie già note come la depressione, ma di una mutazione che sta ristrutturando l’attività cognitiva stessa, e le modalità di elaborazione emotiva, investendo il campo del linguaggio e del desiderio, della percezione di futuro e della sofferenza mentale. Di conseguenza, piuttosto che parlarne come di una patologia, preferisco vederla come una nuova configurazione del sé.
Ciò non significa che intenda negare il problema della sofferenza mentale delle generazioni ultime. Voglio dire semplicemente che forse non dovremmo vederlo come un’emergenza, ma come la conseguenza di una mutazione irreversible del contesto.
Nel 2018, durante una visita a una Università canadese, mi sorprese apprendere da un amico docente che più del cinquanta per cento degli studenti erano in cura presso il servizio psicoterapeutico. Credo che negli ultimi anni, segnati dal trauma pandemico e dall’obbligo del distanziamento sociale, questi numeri siano aumentati.
Come si rimodula la cognizione (e quindi anche l’emozione, l’affettività) quando l’accesso alla sfera del linguaggio si verifica entro condizioni tecno-relazionali in cui il corpo (e la voce) sono sostituiti da simulazioni virtuali?
Come evolve e si riconfigura il desiderio quando il cervello reagisce piuttosto all'effetto dopaminico dello stimolo elettronico che al contatto epidermico, allo sguardo, al sussurro e alla carezza?
La tecnologia connettiva, a supporto elettronico, ha reso possibile un’esplosione della sfera semiotica nell’esperienza umana.
Se in epoche precedenti i segni erano in qualche modo riferibili a dei corpi di esperienza, a degli oggetti fisici, e l’emozione era elaborazione di segni in attesa del contatto con i corpi, nella dimensione connettiva, al contrario, i segni sono eccitatori di un’attesa che verrà “soddisfatta” (o no) da un altro segno e così via.
Quello che ci scambiamo nella vita quotidiana, nella comunicazione affettiva, sono sempre più spesso segni senza corpo, e questo tende a configurare un regime iper-semiotico del desiderio, e possiamo supporre che l’iper-semiotizzazione del desiderio dia accesso a una configurazione dell’emozione in assenza di fisicità.
Via Valdonica, Bologna
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Prossimamente AFTER THE ORGY 3: AL POSTO DELLE CAREZZE
edizione russa de Il TERZO INCONSCIO
edizione inglese VERSO, London, 2021
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The THIRD UNCONSCIOUS
https://cajanegraeditora.com.ar/libros/el-tercer-inconsciente/