Adunata di fascisti a Gerusalemme
mentre al Teatro Oficina di São Paulo si leggono brani dell'edizione brasiliana di Pensare dopo Gaza, e mentre in Europa si gioca alla guerra.
la copertina di Pensar apos Gaza, edizione brasiliana di Pensare dopo Gaza, editore n-1
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“A Gaza si sta ripetendo uno sterminio come quello che i tedeschi condussero contro milioni di ebrei con la complicità attiva della maggioranza della popolazione europea.
Dopo il 1945, alla fine di quella guerra, qualcuno disse: mai più.
Ma quella promessa è ora cancellata, calpestata, dimenticata.
Nie Wieder è adesso, a Gaza. E questa volta nessuno potrà più rimediare, né promettere, perché stavolta il fallimento è definitivo, irreparabile.
Oggi la civiltà bianca, senile, declinante, moribonda ha dimenticato tutte le sue promesse. Un Alzheimer sistemico si è impadronito del cervello degli europei, guidati da una classe dirigente priva di cultura e priva di dignità che spinge gli ucraini in una guerra devastante mentre vieta la protesta contro il genocidio israeliano.
La civiltà senile bianca dispone della potenza smisurata delle armi ad alta tecnologia, e con quella potenza gli sterminatori bianchi - israeliani, americani, russi, europei - credono di posticipare la loro propria morte.”
(Pensare dopo Gaza, Timeo)
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“Per difendere l’entità sionista colonialista e razzista, gli israeliani hanno compiuto un’infamia che forse sarà per loro la più fatale. Si sono alleati con i peggiori antisemiti di sempre, razzisti cristiani della destra repubblicana d’America, fascisti europei e così via. Insieme hanno banalizzato l’accusa di antisemitismo, hanno usato quell’accusa gravissima come un’arma, come un ricatto, come un insulto da bar.
Sono giunti ad accusare di antisemitismo il giudice della Corte di Giustizia internazionale, sono giunti ad accusare di antisemitismo intellettuali ebrei che protestavano contro il genocidio.
Non avrebbero dovuto farlo perché non è prudente gridare al lupo al lupo quando il lupo non c’è. Gli studenti che sventolano la bandiera palestinese nelle università americane non sono il lupo (molti di loro sono ebrei).
Ma questo non vuol dire che i lupi siano scomparsi, e che non ricompariranno mai più.
Il lupo si è messo il vestito buono, la cravatta, si nasconde tra i repubblicani trumpisti che gridano viva Israele, si nasconde tra i fascisti italiani che mandano la polizia a picchiare gli studenti pro-Palestina, si nasconde tra i discendenti francesi di Petain.
Ma come recita il proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio, e l’antisemitismo è destinato a riemergere prima o poi.”
(Pensare dopo Gaza, Timeo editore)
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Il 25 marzo, mentre a Gerusalemme si preparava la Conferenza sull’antisemitismo con la partecipazione di noti razzisti di varie nazionalità, al Teatro Officina di Sao Paulo si teneva una pubblica lettura dell’edizione brasiliana di Pensare dopo Gaza.
il giorno successivo Peter Pal Pelbart, psicoanalista ed editore mi ha scritto questo messaggio:
Cher Bifo, per la durata di quattro ore un pubblico di circa cento persone ha ascoltato con molta attenzione la lettura della prima metà del libro, fatta in successione da diverse persone tra cui Suely Rolnik, il rabbino Alana, il direttore della casa della cultura ebrea, e altri. Non ho mai visto tanta attenzione su un tema così doloroso. Il testo, come avevo previsto, si presta a una lettura pubblica, per la densità di pensiero e le espressioni di forte impatto. E’ stato un bel momento collettivo.
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Teatro Oficina, São Paulo, lettura pubblica di Pensar apps Gaza
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A Gerusalemme intanto affluivano i membri del Ku Klux Klan globale, la destra razzista che sta cancellando la democrazia sociale, e sta trascinando il mondo nella guerra per difendere la propria supremazia.
On its homepage, the Israeli Ministry for Diaspora Affairs and Combating Antisemitism, the organizer of a conference on antisemitism taking place in Jerusalem on March 26 and 27, says that this will be the main question:
“Who are the key drivers of modern antisemitism? “
Gli invitati sono fascisti di varia nazionalità. Dalla Francia è arrivato il presidente del Rassemblement national, erede diretto del Front National, movimento fondato da Jean Marie Le Pen, sostenitore del regime che durante la seconda guerra mondiale si distinse nell’aiutare le SS a individuare deportare uccidere ebrei francesi, e dopo la guerra si distinse nel torturare uccidere gli anticolonialisti algerini.
Dall’Ungheria arriva un messaggero del Fidesz, il partito di Viktor Orhan, prossimo al movimento Jobbik, discendente delle croci frecciate, alleate di Hitler.
Dalla Repubblica Serba viene Miloran Dodik, vicino a Vladimir Putin, noto per avere negato il massacro di Srebrenika nel quale 8000 musulmani bosgnacchi vennero uccisi dai nazionalisti serbi.
E per non farsi mancare niente, dall’Argentina arriva Javier Milei, che sta distruggendo la società del suo paese con la motosega dell’ultra-liberismo, e non perde occasione per giustificare la dittatura che negli anni ‘70 uccise trentamila antifascisti.
Insomma in questi giorni, per discutere di antisemitismo, si è svolto a Gerusalemme un convegno di fascisti e nazisti in un paese che sta compiendo un orribile genocidio sotto gli occhi dell’intera comunità internazionale.
Cosa tiene insieme questa gentaglia lo sappiamo bene: sono l’internazionale bianca che si prepara alla guerra di sterminio iper-colonialista, una sorta di Ku Klux Klan globale che si accoda all’amministrazione Trump la cui strategia consiste nel definanziare e distruggere le istituzioni che si occupano di salute, di alimentazione, di aiuti umanitari, insomma si occupano di creare le condizioni per l’eliminazione violenta di una parte della popolazione planetaria e per l’asservimento schiavistico di chi ha la sfortuna di sopravvivere.
Costoro si propongono di definire l’antisemitismo, che è come dire una conferenza di petrolieri cui si chiede come ridurre l’inquinamento, o una conferenza di borseggiatori cui si chiede come rendere le strade più sicure.
Nel 2011 un norvegese di nome Anders Breivik uccise 77 giovani socialisti riuniti nell’isola di Utoja. A un giornalista che gli chiedeva se si considerava nazista, visto che nella sala del tribunale salutava come fanno Elon Musk e Steve Bannon, il bravo Anders rispose che no. Lui non era d’accordo con Adolf Hitler perché il Fuhrer non aveva capito che gli ebrei sono alleati della razza bianca, e i veri nemici sono i musulmani, gli africani e gli altri che vogliono insozzare la nostra bella civiltà.
Purtroppo Breivik non ha potuto partecipare alla Conferenza di Gerusalemme, ma non vedo chi meglio di lui possa rappresentarne lo spirito.
“There is something particularly dystopian about the nature and timing of this conference.“ scrive Em Hilton su Haaretz a proposito di questa conferenza di antisemiti di lunga data.
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macellaio israeliano con dittatore ungherese
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Nel frattempo i Ministri dei paesi europei (nord europei per la precisione, perché quelli del sud europeo sembrano un po’ scettici) ci ripetono ogni giorno che dobbiamo prepararci a sopravvivere per 72 ore per una prossima crisi tipo guerra nucleare con qualche potenza ostile (come la Russia, ma più realisticamente gli Stati Uniti d’America).
L’ex Ministra degli Esteri del Belgio (il paese di Leopoldo II, che sterminò milioni di congolesi) si esibisce in uno spot in cui ci consiglia di non dimenticare l’aspirina per la prossima guerra, ed Emmanuel Macron (il presidente trombato dai francesi ma aggrappato alla sua poltrona) incontra Zelenskyy e insieme proclamano che occorre armarsi per non sparire.
Se non fossero patetici e piuttosto ridicoli, questi irresponsabili guerrafondai farebbero paura. Putin ha ricordato a Macron come finì l’avventura di Napoleone.
Ma quello che preoccupa le persone di buon senso non è il destino di Macron, ma quello di milioni di cittadini cui si sta nascondendo la verità: i politici falliti d’Europa stanno spingendoci verso un abisso inimmaginabile.
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Momodou Taal, Cornell student of Gambian origin, will appear before Immigration and Customs Enforcement on Tuesday. He is accused of “disruptive protests” and “creating a hostile environment for Jewish students.”. In an interview with Jessica Washington, of The Intercept, Momodou said:
“You don’t repress to this level when you’re in a position of strength. When you have to quell speech, it means that you are realizing that the outside world or public opinion is swaying in one direction. So I think now would not be the time to be afraid. I know it’s a very frightening moment, but for me, this is the time to double down.”
As Tuesday approaches, Taal remains resolute about the potential consequences. “If I have to leave the country, it would be back to the U.K. I know the weather’s terrible and your listeners probably don’t like beans and toast either, but it wouldn’t be the worst thing in the world going back to the U.K. I think about what the Palestinians have endured for 76 years and more — what I’m going through pales in comparison.”
lettura pubblica al Teatro Officina di Sao Paulo do Brasil
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un giornalista dell’ATLANTIC ha ricevuto l’invito a partecipare a una chat segretissima dei massimi dirigenti del Pentagono in cui si discuteva delle modalità dell’attacco contro gli Houthi yemeniti. Nella chat si possono leggere, fra l’altro, queste
PREGHIERE DI GUERRA
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