Al tramonto di tutto potremo capire
in questi giorni IL DISERTORE riceve più messaggi del solito: angosciati, illuminati, ragionanti o deliranti. Il cervello collettivo si riattiva
Nei prossimi giorni ho intenzione di rispondere, con gratitudine ed amicizia.
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via Petroni, Bologna
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Il primo è di Giuliano Spagnul:
Credo che la tua ingiunzione a “pensare la diserzione dalla sfera storica anche se non sappiamo come” (dal tuo articolo “...Billancourt?”) sarebbe totalmente condivisa anche da Antonio Caronia che una quindicina d'anni fa proclamava come unica possibilità antagonista quella del sabotaggio, riferendosi alla sfera del linguaggio.
A suo modo una specie di diserzione dalle illusioni false (quelle che hanno fatto il loro tempo e che hanno esaurito le loro potenzialità, nel bene e nel male) per lasciare spazio alle illusioni vere, quelle a venire che potranno (ma anche no) maturare.
Quel non sapere ancora come, è inevitabile quando ci si trova dentro un processo in atto, soprattutto se riguarda un cambiamento epocale come quello che stiamo attraversando oggi, privo di precedenti equiparabili.
Stiamo cercando, io con una Collettiva di giovani, con compagne/i di Torchiera e altre/i, di costituire un avamposto sull'immaginario, riprendendo una esclamazione di Antonio: bisogna occupare l'immaginario!
E cosa vuol dire occupare l'immaginario se questo è già, di fatto, totalmente occupato senza neanche uno strapuntino rimasto libero?
E quindi che significa disertare se tutto è perduto?
Vuol dire che non sappiamo più cosa significhi immaginare e neanche disertare, e questo perché non viviamo in un mondo disincantato, come da più parti si sostiene, ma al contrario viviamo sotto un incantesimo: quello del capitalismo. Quello che Jameson diceva non ci era più dato immaginare. Non la sua fine, come nella versione ristretta di Fisher, ma è il capitalismo stesso che non riusciamo più a vederlo per quello che è: nient'altro che la fine del mondo. Tanto è il suo livello di pervasività e di fascinazione.
Ed è questo forse il motivo dell'ostinazione della gente “a negare l'evidenza anche quando c'è in ballo la sua stessa libertà o la sua stessa vita” (nella citazione che tu fai dal bellissimo libro di Octavia Butler).
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il mio vecchio compagno e amico Maggio scrive:
disertare dalla storia può essere definito un obiettivo materialista?
Credo che trovare il filo per modificare il reale che ci troviamo a vivere sia ovviamente non banale.
Mi permetto comunque di suggerire la rilettura di Psicologia di massa del fascismo di whilelm Reich e la Società dello spettacolo di Debord per cercarne tracce o suggerimenti sfuggitici .
Saluti, Maggio
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E Vincenzo Crosio, autore del poema Ferlinghetti bar mi scrive, quasi rispondendo a Maggio:
Leopardi scrisse l appressamento della morte un questa luce lucreziana.qualcuno recentemente ne ha fatto una barzelletta da novella 2000.questi sono i tempi: come farsi belli col cerume di una vecchiezza inconfessabile.
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Carla Rosa:
Quizás tendremos que crear las armas que no serán usadas por nosotrxs sino por aquellas nuevas generaciones que las encuentren y aprendan como usarlas . Nosotrxs estamos en desventaja .
No somos parte de este aceleracionismo complejo de colonización tecnológica y nos es difícil encontrar una estrategia para salir de esa depresión causada por lo mismo .
Desertar de aquello que alimenta a este sistema pero no de eros.
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Via Valdonica, Bologna
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Clara Urbano Molino interviene sul blog di Jorge Aleman
cartello in una edicola di New York
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Qui sotto un messaggio di Luigiarcifra
Critica di alcune tesi affermate da Berardi.
1. “L’azione ultra-liberale del movimento reazionario Trump-Musk punta alla distruzione dello stato, e converge con la costruzione di un sistema di automatismi tecnici sempre più pervasivi”.
- A mio avviso sarebbe più esatto dire che il movimento reazionario Trump-Musk punta alla costruzione di uno stato fortemente autoritario che utilizza, ai fini del controllo totale dei cittadino – sudditi, gli odierni automatismi tecnici sempre più pervasivi.
2. “Invitare alla rivolta sapendo che non ci sono le condizioni psico-sociali per la solidarietà, e che non ci sono armi per difendersi da un nemico sempre più violento è patetico romanticismo”.
- Ricordo che Dossetti, il quale si batté alla Costituente per l’affermazione del diritto di Resistenza, nella nota lettera al Sindaco di Bologna del 15 aprile 1994, denunziando i pericoli per la democrazia derivanti dall’avvento del totalitarismo di Berlusconi, scrisse: “auspico la sollecita costituzione a tutti i livelli, dalle minime frazioni alle città di comitati impegnati e organicamente collegati per una difesa dei valori fondamentali espressi dalla nostra Costituzione (..) per un’azione che sperimenti tutti i mezzi possibili, non violenti, ma sempre più energici, rispetto allo scopo che l’emergenza attuale pone categoricamente a tutti gli uomini di coscienza”. E Dossetti, scrivendo, ‘sempre più energici’, parlava del necessario ricorso alla dolce violenza, quale fu praticata dal M. O. l’8 luglio 1960; cioè del ricorso ad azioni di massa con occupazione di strade, ferrovie, piazze.
Il Re, tu giustamente dici, è oggi un nemico più violento di prima, ma nella storia umana i Re, tutti i Re, vengono piegati dal sollevamento di vaste masse di cittadini. E anche oggi ciò può realizzarsi se esse vengono liberate dal veleno saporifero del pacifismo assoluto, che oggi ripudia anche la dolce violenza dossettiana, sì che, liberate da tale veleno, si affermino in esse le ‘le condizioni psico-sociali per la solidarietà ’.
3. “Occorre pensare la diserzione dalla sfera storica”.
- Ritengo non sia possibile uscire dalla sfera storica, cioè dalla Storia, se non morendo. Cosa che certamente non ci auguriamo. Vogliamo anzi rinnovarci, uscire dal torpore.
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E per finire, un messaggio di Rodolfo Ricci che propone di drizzare le antenne e comprare un biglietto per un treno blindato:
caro Franco,
la tua interpretazione era valida fino a qualche settimana fa.
adesso non lo è più: quel sistema onnicomprensivo e senza vie di fuga da cui si poteva solo disertare, sta crollando.
in tutti i sistemi ci sono fessure che possono reggere per secoli; inattaccabili soggettivamente; senza che riusciamo a capire completamente il perché, possono diventare crepe. Ho la sensazione che si sia aperta una crepa enorme.
conseguentemente c'è una fessura abbastanza ampia, se vuoi una finestra quantistica da cui si potrebbe passare. se ci fossero intelligenze e capacità adeguate questa finestra sarebbe una opportunità unica per una diserzione di massa oppure per l'affossamento o lo sgonfiamento del sistema distopico che ondeggia pericolosamente.
Che la finestra si apra grazie all'orco Trump o a Putin, questo lascia il tempo che trova, non è un elemento valoriale.
La storia è molto bizzarra.
Forse bisognerebbe fare una colletta per pagare il viaggio in treno a Lenin.
A me pare che ciò da cui bisognava disertare non ci sia più.
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