come ci cura il nazi
Da Srebreniça a Gaza la peste nera è tornata. Questa volta è per sempre. Ma come dice Clov nel dramma di Beckett, It's nearly finished.
______________________
Da una ventina di anni ho buttato il televisore nella spazzatura quindi non ho potuto vedere il ministro della Cultura (mi scappa da ridere) che un paio di sere fa, a quanto mi dicono, avrebbe avuto la bontà di citare un libretto che si intitolava Come si cura il nazi.
Per chi non conosca quell’operetta minuscola, dirò che dopo una prima edizione Castelvecchi, quel libriccino fu riedito da Ombre corte, poi ha avuto varie ristampe e adesso si può trovare in libreria nell’edizione Tlon (graficamente molto bella).
Quel giorno in effetti mi aveva telefonato un redattore di Piazza pulita, proponendomi di partecipare alla trasmissione che credo fosse dedicata alle scaramucce tra antifascisti e polizia, quando duecento esegeti di Ezra Pound sfilavano elegantemente nel centro di Bologna recitando versi dei Canti pisani. Risposi a quel redattore che lo ringraziavo dell’invito, ma da venti anni ho sempre rifiutato di comparire in quello schermo nel quale gli sciocchi compaiono per esporsi al pubblico ludibrio.
Scrissi Come si cura il nazi (che presto uscirà in edizione inglese per l’editore Minor compositions) nel 1993, quando mi resi conto che il nazismo era tornato sulla scena d’Europa, dopo che un papa polacco e la Bundesbank avevano fatto tutto il possibile per provocare una carneficina in un paese che si chiamava Yugoslavia.
Purtroppo ci erano riusciti: dopo sette anni di guerra civile e duecentomila morti, quello stato multinazionale (relativamente prospero) fu trasformato in una poltiglia di piccole patrie orgogliose della loro ignoranza. Trent’anni dopo quella poltiglia nazionalista versa in condizioni economiche penose, i giovani se ne vanno, e la tristezza aleggia dai boschi della Serbia e della Bosnia fin sulle rive del mar Adriatico.
Quella guerra fu l’annuncio di un’epoca orribile che oggi giunge al culmine, preparando la precipitazione finale.
Ricordate Srebrenica? I nazisti serbi guidati da Ratko Mladic e Radovan Karadzijc, dopo avere separato gli uomini adulti dalle donne e dai bambini, massacrarono ottomila bosgnacchi, sotto gli occhi dell’ONU. Trent’anni dopo sotto gli occhi dell’ONU i nazisti israeliani hanno massacrato cinquantamila palestinesi di Gaza senza neppure usare la cortesia di distinguere (come fece il criminale Mladic) tra uomini donne e bambini.
Il nazismo si ripresenta all’orizzonte, dicevo in quel libretto, si tratta di una psicopatia di massa per la quale però abbiamo una cura.
Il Ministro della Cultura ha detto che in quel librino io scrivevo che i fascisti erano fascisti perché non scopavano. E’ una semplificazione, ma cosa aspettarsi da un ministro di questo governo?
In quel libretto riproponevo (se posso semplificare un po’ anche io, come se fossi ministro della Cultura) l’analisi che Wilhelm Reich aveva fatto in Psicologia di massa del fascismo, un libro del 1933 (anno in cui la democrazia tedesca vide la vittoria elettorale di un antesignano di nome Adolf).
Che diceva Reich? Che la personalità autoritaria nasce dalla repressione della sessualità, per cui la corazza caratteriale si ispessisce, e la mente si chiude alla comprensione dell’altro. La cura stava nell’abbandono delle rigidità identitarie, e in una riattivazione della attitudine congiuntiva, della disponibilità a congiungere corpi e a contaminare culture.
Qualcuno mi prese in giro dicendo che proponevo di curare i nazisti con le carezze. Qualcuno mi impedì addirittura di presentare il libro perché, diceva, i fascisti si prendono a cazzotti, non a carezze. Questo genere di fanatismo non è scomparso, ma se negli anni in cui esisteva un movimento il fanatismo faceva danno (e ne ha fatto molto) oggi fa pena.
Ma confesso che oggi quel libretto è fuori fuoco, (anche se spero che corriate tutti in libreria a comprarne una copia).
Reich non ci serve più a niente, perché la repressione sessuale (che pure non è scomparsa) non è il problema del nostro tempo.
La congiunzione dei corpi non è più ostacolata dalla repressione, ma è sostituita dalla connessione tecno-semiotica.
Il problema è l’anoressia sessuale epidemica, la tendenziale scomparsa della sessualità e particolarmente della sessualità riproduttiva.
Oggi vediamo bene l’effetto congiunto della riforma neo-liberale, che ha reso gli umani nemici degli umani in nome della competizione e del denaro, - e della mutazione connettiva, che ha reso gli umani inadatti alla congiunzione e inadatti a comprendere l’ambiguità del linguaggio, irrigidendo la loro corazza cognitiva (e quindi anche caratteriale).
L’amicizia, la solidarietà, su cui si fondava un tempo la possibilità di resistere al fascismo, sono divenute inconcepibili perché non ne esistono più né le condizioni sociali (precarietà e competizione generalizzata), né le condizioni linguistiche e affettive (distanziamento tecnico, anoressia sessuale).
La peste nera, che un tempo infettò l’Europa e oggi dilaga inarrestabile in tutto il pianeta, non è soltanto l’effetto di una sconfitta politica epocale, ma soprattutto il prodotto di una mutazione antropologica, psichica e cognitiva che ha le sue radici nella trasformazione produttiva e tecnologica degli ultimi decenni.
Dunque rilassiamoci, non è colpa nostra se Hitler è ora il signore del mondo.
Gunther Anders lo aveva previsto, ma io non lo avevo ancora letto nel ’93.
Negli anni ’60 aveva scritto che il Nazismo hitleriano era stato soltanto la prova generale del nuovo Reich millenario in cui sarebbero vissuti i nostri nipoti.
Anders non sapeva che non avremo nipoti, e che il genere umano si raggrinzirà come un limone spremuto, fino a scomparire, sotto l’effetto della tristezza, delle polveri sottili e del genocidio.
Del resto la storia ci ha insegnato che la democrazia è, in maniera sistematica, l’anticamera del fascismo. E che non esiste una via democratica per uscire dal fascismo: se ne esce solo con una tragedia spaventosa.
Negli anni ’40 ne uscimmo grazie (si fa per dire) alla più grande tragedia della storia che costò forse cento milioni di morti, e anche grazie alla resistenza armata dei comunisti e di qualche altro.
Ma adesso i comunisti sono tutti morti (o moribondi) e non abbiamo armi né sappiamo comunque usarle. Sarà dunque la tragedia che ci libererà dal Nazismo di Trump di Putin e di Meloni.
Ma negli anni ’40 non c’era né la bomba atomica né il collasso climatico.
Adesso sì.
E la tragedia non sarà l’inizio di niente, ma piuttosto la fine di tutto.
Com’è giusto che sia, perché errare è umano, ma ripetere è demoniaco. E non si sfugge due volte allo stesso errore/orrore.
12 novembre 2024
__________________________
Welcome back
Negli ultimi giorni, mentre il buio discende sul pianeta, mi diverto (si fa per dire) a leggere dello sbigottimento degli aguzzini democratici di fronte alla debacle definitiva, irreversibile e anche un po’ comica della loro democrazia. Sul New York Times del 13 novembre ho letto l’articolo di una signora di nome Margaret Rekl che raccontava delle sue passeggiate mattutine per curare l’ansia che le procura la nuova (ma prevista) situazione politica del suo (amato) paese. Rivela, la signora, di essere un po’ stanca, (poverina), ma che non smetterà di lottare per la democrazia anche se per un po’ le cose non vanno come sperava lei.
Un altro di cui non ricordo il nome avverte che in politica non si può mai dire come andrà a finire, che adesso va maluccio ma domani chissà.
Ma come? Non ci avevano detto che se vinceva chi ha vinto, la democrazia sarebbe per sempre scomparsa?
Ah…. La democrazia….. nessuno sa bene cosa sia.
Per quel che mi riguarda è un sistema politico che funziona perfettamente al punto da mettere al mondo Hitler, Mussolini e Donald Trump.
Oggi leggo Thomas Friedman che annuncia, con la sua aria da scettico blu, che non sarà tanto facile per il Donald. Il suo vecchio amico Putin, infatti, non ha fatto la guerra per pareggiare. Biden mi ha costretto a fare la guerra, gli dirà Vladimiro, e adesso non voglio niente di meno che la vittoria. Ma il Donald non ha certo intenzione di apparire perdente, e si sa che le amicizie durano il tempo che serve.
Poi si sguaina la scimitarra, che in questo caso ha la forma di una bella testata nucleare.
Poi guardo questa foto: due vecchi malvissuti seduti su poltrone davanti a un caminetto. Due ripugnanti pupazzi addestrati a uccidere, o piuttosto a ordinare, senza sporcarsi le mani, massacri e genocidi.
Il più sporco di sangue è certamente quel vecchio balbettante con la cravatta viola che siede sulla poltrona di destra (per chi guarda) e dice “Welcome back”.
Questo aguzzino professionale nell’ultimo anno ha fornito armi alle SS israeliane perché portino a termine un piano che per ora è costato cinquantamila morti dei quali un terzo sono bambini. Armi, dollari e consigli di moderazione.
L’altro, quello con la cravatta rossa, è l’erede del Ku Klux Klan, organizzazione dedita a impiccare ragazzetti negri che hanno osato alzare la testa davanti al padrone di schiavi. E’ felice di conquistare il voto dei ragazzetti negri buana che non sono stati impiccati e votano per quei signori con il cappuccio bianco a punta.
Come potete vedere quello con la cravatta rossa rincuora il perdente con un sorriso di compatimento. L’uno e l’altro sono geneticamente incapaci di amicizia, incapaci di comprensione. Conoscono però l’etichetta del potere, e sanno che in questi casi ci si comporta così. Il perdente accoglie il vincitore e il vincitore gli fa un sorrisetto di compatimento e di incoraggiamento.
Farò meglio di te vecchio stronzo, dice quello con la cravatta rossa.
“Chiuderò quella stupida guerra che hai lanciato contro il nostro fratello bianco sterminatore di ceceni. Impiccherò quel leccaculo di Zelenskyy cui tu hai fornito armi per combattere la tua guerra contro il povero Scholz, e porterò a compimento la vera guerra che noi signori del mondo combattiamo contro i negri, i musi gialli e i palestinesi, nemici dei nostri servi israeliani che disprezziamo in quanto ebrei, ma apprezziamo ed armiamo in quanto massacratori dei palestinesi che a noi ci stanno sul cazzo ancor più degli ebrei.”
Tutto va per il meglio, affetta da demenza senile, la razza bianca può confidare in chi la rappresenta, le cambia il bavaglino e la imbocca con il cucchiaio e la pappetta.
Quanto a noi, ragazzi, io direi che dovremmo prendercela calma.
Abbiamo perso tutto e non ci sarà nessuna riscossa. Non tornerà la democrazia, dal momento che non c’è mai stata. Moriremo, ma questo è il destino che attende i mortali.
Non c’è condizione migliore per rilassarsi che questa. Lo spettacolo che si prepara promette di essere spietato, cerchiamo di non esservi coinvolti.
Questo è l’ultimo atto. Quello che viene adesso è solo l’esecuzione di una sentenza che era già scritta da tempo, direi da cinquecento anni.
Il vecchio Negg e la vecchia Nell, sprovvisti delle articolazioni inferiori, passano il loro tempo in due bidoni della spazzatura, e Clov apre le tende della finestra per svegliare Hamm, e gli dice: “E’ quasi finita.”
Scende il sipario sull’ultima scena dell’Endgame di Samuel Beckett, e tutti gli spettatori tirano un bel sospiro di sollievo.
____________________________