Non intendo persuadere nessuno
Un libro su Francesco Misiano disertore del secolo passato, e una riflessione sulla danza che occorre danzare sull'orlo di un abisso
In genere, quando uno parla davanti a un pubblico, non importa quanto vasto, non importa quanto complice od ostile, si suppone che intenda persuadere i suoi lettori o ascoltatori.
Si suppone che chi parla pubblicamente si prefigga lo scopo di convincere perché molti si uniscano e agiscano insieme per realizzare un progetto o contrastare una minaccia.
Non è il mio caso: poiché penso che non si può fare nulla per evitare la tragica fine dell’esperimento umano, non mi interessa persuadere nessuno di questa convinzione piuttosto estrema.
A che scopo convincere? non mi occorrono complici poiché non si tratta di compiere alcuna azione.
Sono lontano dall’intenzione di convincere qualcuno anche perché non posso escludere di essere uno squilibrato fottutamente paranoico, né che le mie teorie siano solo spaventose allucinazioni di una mente contorta. Perciò preferisco che qualcuno persista nell’azione rivolta ad evitare l’ineluttabile.
Questo ragionamento dovrebbe indurmi a sospendere ogni comunicazione, a starmene zitto e mosca, una buona volta. Ciò che farei istantaneamente se non ci fosse un rovescio del mio ragionamento.
Il rovescio è questo: a prescindere da come va a finire, per il momento noi siamo qui, e chi è stato (irresponsabilmente) messo al mondo deve concentrarsi su una questione urgentissima: come vivremo?
Come potremo godere dell’esistenza che sia pure in extremis ci è stata offerta?
Come danzare con leggerezza su questo abisso?
In questa danza (che ignora l’abisso mentre lo costeggia) sta oggi la sola possibilità di vita felice.
__________________________________
“La questione decisiva è proprio quella dell’abbandono. Quando si dice NO a un comando, a un potere, questo no intransigente, inteso come ricorso definitivo, fa sì che ci si allontani dai poteri costituiti, da tutto il mondo che ha determinato la guerra. E si va allora lontano, molto lontano. Questo accade quando il NO è incondizionato e incondizionabile, intrattabile, quando contrappone la potenza di niente alla potenza degli Stati. E’ una potenza di niente perché è la manifestazione del gesto più piccolo, quello di un puro e semplice ritiro (o astensione) di una defezione anche minima.” (Luca Salza: Promemoria per domani - Prefazione al libro di Francesco Misiano: IL DISERTORE, Cronopio editore).
__________________________________
__________________________________
Il genocidio israeliano rivela l’impotenza degli organismi internazionali che furono creati dopo il genocidio nazista per evitare che il genocidio si ripetesse.
La crisi finale di questi organismi (a cominciare dall'ONU e della Corte Internazionale di giustizia….) apre la strada alla guerra finale, che viene a conclusione di cinquecento anni di colonizzazione del mondo da parte di una minoranza di fanatici ammalati di delirio di onnipotenza.
Gallant andrà a Washington. Netanyahu, ricercato per genocidio dalla giustizia internazionale, potrà viaggiare nei paesi dove governa il potere bianco.
È una sfida all’ordine di cattura emesso dalla Corte penale internazionale, ma è anche un segnale di impotenza politica.
Ma questo è anche un segno di disperazione. L’Occidente non possiede più nessuno strumento per continuare a sottomettere il mondo, se non la forza bruta, la minaccia dello sterminio nucleare.