La finestra e l'orizzonte
Nella storia non c'è più futuro. Come immaginare il futuro? / Cortesia e apagon di Amador Savater
Il 25 Aprile sono andato in via del Pratello, un quartiere dell’antifascismo bolognese dove ho partecipato a una manifestazione che non manifestava nulla, se non il piacere di stare insieme a migliaia di amiche e di amici mentre l’onda di ferocia e di tristezza sommerge le città del mondo.
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25 aprile in via del Pratello, Bologna ______________________
L’epoca in cui siamo entrati
Debbo confessare però che alle mie orecchie le vecchie parole gloriose (resistenza, lotta, liberazione e soprattutto democrazia) suonano sempre più vuote: non credo che assisteremo a un ritorno della dinamica che nel secolo scorso sconfisse il nazi-fascismo, che ci sarà una nuova Resistenza, che sarà restaurata la democrazia, ammesso che questa parola abbia mai significato alcunché, e credo di no.
L’epoca in cui siamo entrati ha caratteri diversi da quelli del secolo passato. Non solo è cambiata la forma del dominio del capitale sulla società, ma sono cambiati in maniera radicale i modi di formazione della soggettività: per la generazione che ha imparato più parole da una macchina che da una voce umana l’accesso alla dimensione collettiva è divenuto impervio, disagevole. E per coloro che lavorano in condizioni di precarietà e distanziamento virtuale è sempre più difficile costruire solidarietà.
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Demenza senile
La piramide demografica si è rovesciata : il Novecento credeva nel futuro come dimensione espansiva perché il capitalismo industriale stava sviluppando la colonizzazione del pianeta, e soprattutto perché grazie all’accelerazione demografica i giovani erano la grande maggioranza della popolazione.
Nel secolo ventuno il capitalismo ha colonizzato ogni millimetro del territorio e ogni istante della vita mentale. Inoltre in gran parte del mondo - in occidente, ma anche nell’Estremo oriente, in Cina, e in India - la denatalità e il prolungamento del tempo di vita hanno creato condizioni di senescenza generalizzata.
Il grido punk è divenuto realtà: non c’è futuro per il genere umano su questo pianeta.
Una quota crescente della popolazione è anziana. Inoltre, poiché il cervello invecchia per effetto dell’esposizione a stimoli info-neurali, la generazione che ha ricevuto un bombardamento di stimoli mille volte più intenso di quel che accadeva alle generazioni passate, è una generazione che nasce vecchia, solitaria, depressa.
La demenza senile alimenta la guerra: le armi sono sempre più potenti mentre il corpo e la mente sprofondano nella depressione e nel panico.
“Mente di principiante: molte possibilità/ Mente di esperto: poche.” (Shunryu Suzuki)
L’intensificazione dello stimolo info-neurale accelera l’esperienza. La mente collettiva perde elasticità, libertà e possibilità creativa.
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Orizzonte e paradigma
La società non transita da un paradigma interpretativo ad un altro grazie alla conversione ideologica dei singoli.
Nella comunità scientifica, ad esempio, un paradigma (nel senso che Thomas Kuhn dà a questa parola) continua a esercitare la sua funzione di organizzazione del pensiero, delle attese e delle pratiche, fin quando una generazione di scienziati non viene sostituita da una generazione più giovane, capace di vedere configurazioni che la generazione precedente non poteva vedere perché la sua episteme di base si era modellata entro determinate condizioni di esperienza.
I limiti del mondo conosciuto sono i limiti del mondo esperito, e i limiti dell’esperienza sono quelli stabiliti dalle tecnologie intellettuali di cui disponiamo.
Ciò non vuol dire che uno scienziato settantenne non possa capire le implicazioni epistemiche di nuove tecnologie che modificano l’esperienza vissuta, ma vuol dire che il paradigma dominante ereditato dal passato continua a influenzare il campo della ricerca fin quando quella generazione di scienziati non scompare. A quel punto una generazione che si è formata entro mutate condizioni esperienziali (tecnologiche, sociali, affettive), libera dal limite delle attese epistemiche del paradigma antico, può dispiegare a pieno le potenzialità di un nuovo paradigma.
Quando parlo di formazione di una generazione non mi riferisco ai modi culturali o scientifici trasmessi dalle istituzioni del sapere, ma intendo riferirmi alla formattazione cognitiva: acquisizione di abitudini concettuali e di aperture prospettiche pertinenti ad una condizione tecno-esistenziale.
L’ampiezza dell’orizzonte che potete vedere dipende dalle dimensioni della finestra tecnica dalla quale lo state guardando.
Qual è il senso etico e politico di queste elucubrazioni epistemologiche?
L’ultima generazione dell’epoca moderna, di cui io faccio parte, attende che nel futuro sia possibile una Resistenza antifascista che spazzi via i regimi nazisti e liberisti che stanno proliferando in tutto l’occidente.
E’ per noi inevitabile pensare che la democrazia (o comunque l’azione politica) possa liberarci dalla forma schiavistica del lavoro, e possa sventare la guerra.
Ma quel che la mia generazione si attende dal futuro non accadrà. Lo stato di diritto non esiste più, la democrazia è una forma vuota, la legge non conta nulla quando manca la forza per imporne il rispetto, e le condizioni del lavoro nella sfera del capitalismo delle piattaforme non permettono la formazione di un movimento operaio come lo conoscemmo nel Novecento.
Dicevamo un tempo Socialismo o barbarie. Non era una frase retorica: siamo entrati nella barbarie nazi-liberista.
Per me, per quelli che hanno la mia formazione, è difficile, forse impossibile capire davvero quel che è successo, e quel che sta succedendo. Di conseguenza è difficile vedere che la soluzione sta su di un piano che non ha molto a che fare con la politica.
L’orizzonte nel quale cresce la generazione connettiva non lascia intravvedere vie d’uscita dallo schiavismo, l’umiliazione, la guerra. Per questo la mente collettiva si sta orientando su una lunghezza d’onda da cui la speranza è esclusa.
E’ difficile capire che proprio qui sta il futuro: nella disperazione, nella depressione, nel rifiuto di generare vita senza speranza.
Il pieno dispiegamento del regime di disumanità che corrisponde all’assolutismo del capitale, ci costringe (o forse ci permette?) di vedere un nuovo orizzonte di azione (o piuttosto di inazione) radicale.
Poiché la storia del genere umano promette di continuare come schiavismo, guerra e genocidio, la mente collettiva sta cercando il modo di uscire dalla storia del genere umano.
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qui sopra un volantino diffuso a Bergamo per il corteo del 25 aprile
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NO HOPE
Qualche anno fa un gruppo di artisti romeni mi invitò a tenere una conferenza al museo di arte contemporanea di Bucarest, che si trova nella parte posteriore dell’immenso palazzo che fu dimora dei coniugi Ceausescu.
Nella grande sala di marmi bianchi c’era una piccola folla di ragazzi e ragazze, e sul fondo campeggiava una scritta a caratteri cubitali: No hope.
Quando notò il mio sorrisetto ironico, uno degli organizzatori che se ricordo bene si chiamava Florin, mi disse che c’era poco da ridere: “Abbiamo conosciuto la speranza comunista di Ceausescu, poi abbiamo conosciuto la speranza democratica del neoliberismo. Se sei venuto a Bucarest per proporci qualche speranza è meglio che te ne torni subito a casa.”
Alle elezioni romene che si sono svolte domenica scorsa il candidato trumputinista ha ottenuto più del 4'0% dei voti. L’establishment dell’Unione europea è sempre più traballante. Quel che mi interessa, però, è soprattutto il fatto che solo il 6% dei giovani romeni è andato a votare. Il 94% ha capito che se l’alternativa è tra i demoliberali che si preparano alla guerra, e i trumputinisti che avanzano, allora è meglio lasciar perdere.
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AMADOR
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AL BUIO PER VEDERCI MEGLIO
un articolo di Amador Fernandez-Savater: black out cortese
https://comune-info.net/il-blackout-come-rivelatore/?
APAGON y cortesia
https://ctxt.es/es/20250501/Firmas/49210/amador-fernandez-savater-apagon-revelador.htm
La cortesia non è come crede qualcuno, qualcosa di formale, o addirittura ipocrita.
La cortesia è una competenza che gli umani hanno acquisito nel tempo: capacità di elaborare linguisticamente l’istinto, l’immediatezza del desiderio o della paura.
Negli ultimi anni mi accorgo di passare sempre più tempo in qualche città spagnola perché, come dice qui sopra Amador Savater, sembra che da quelle parti sia ancora possibile la cortesia urbana che in paesi come l’Italia pare completamente scomparsa.
In Italia, per strada, non mi capita quasi mai di vedere qualcuno che sorride. Sono tutti nervosi, avranno le loro ragioni. In Spagna qualcuno che sorride si trova ancora, e mi capita di vedere ragazzi che si baciano dieci volte più spesso che in Italia.
Osservazioni stupide? Può darsi.
Ma non credo che si tratti di quella cosa inesistente che si chiama “carattere nazionale”.
Forse c’entra qualcosa il fatto che la Spagna è il solo paese d’Europa in cui il salario è aumentato negli ultimi anni? il solo paese europeo in cui si parla di ridurre il tempo di lavoro?