PENSARE DOPO GAZA
Dopo la sconfitta dell’internazionalismo operaio, e la dissoluzione dell’universalismo borghese, sulla faccia della terra resta solo la bestialità della forza assistita dall’iper-tecnologia.
Nei prossimi giorni ne IL DISERTORE vorrei pubblicare: LA DISFATTA EUROPEA.
Intanto vi infliggo questa intervista con Mauro del Corno, che esce oggi su Il Fatto Quotidiano.
Buon divertimento.
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https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/19/esce-pensare-dopo-gaza-libro-di-bifo-berardi-sulla-ferocia-e-la-terminazione-dellumano-intervista-con-lautore/7854567/
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Mauro del Corno
Una prima domanda molto semplice. Il tuo libro si intitola “Pensare dopo Gaza. Saggio sulla ferocia e la terminazione dell’umano”. Perché questo titolo? Mi spiego meglio, quanto sta accadendo a Gaza è certamente terribile ma, purtroppo, non è l’unico caso, anche in tempi recenti, di ferocia e di terminazione dell’umano. Perché quindi la vedi come una frattura, un evento che richiede di reimpostare le categorie del pensare?
Bifo
È vero, gli esempi di ferocia si stanno moltiplicando, anzi potremmo dire che la ferocia sta diventando la modalità generale dell’azione umana. Ma prima di tutto cerchiamo di capire cosa significa ferocia. La risposta ce la dà Thomas Wade, uno dei protagonisti della trilogia fantascientifica di Liu Cixin Il problema dei tre corpi: “Se perdiamo la nostra umanità perdiamo molto, ma se perdiamo la nostra bestialità perdiamo tutto.” Dopo la sconfitta dell’internazionalismo operaio, e la dissoluzione dell’universalismo borghese, sulla faccia della terra resta solo la bestialità della forza assistita dall’iper-tecnologia. Se non sei il più brutale finisci schiacciato.
Mi chiedi però di spiegare perché proprio il genocidio perpetrato a Gaza segna il passaggio all’epoca della ferocia dispiegata. Vedi, ci sono momenti in cui ci si rende conto collettivamente di qualcosa che non è proprio nuovo, ma che non si era finora presentato in modo così evidente, così scandaloso. Il fatto che Israele, dopo settantacinque anni di occupazione coloniale, di massacri, di internamento, di deportazioni, scateni un’offensiva spietata sotto gli occhi dell’opinione mondiale, con l’intenzione di segnalare la sua spietatezza all’opinione mondiale, direi che questo fatto rende evidente qualcosa che avevamo cominciato a capire da un paio di decenni: né le leggi della politica, ne i principi dell’etica, hanno più alcun valore nella storia del mondo.
Le istituzioni internazionali, come l’Onu, e la Corte Penale Internazionale, non hanno più alcun potere sulle azioni degli stati. E allora una sola legge regola le relazioni internazionali, e quelle sociali: la legge della forza. Milioni di persone soprattutto di giovani lo hanno capito in questo ultimo anno. Sono scesi in piazza per protestare e sono stati trattati da antisemiti. Un’ intera generazione crescerà percependo nella parola sionista lo stesso suono e lo stesso significato che per la mia generazione ha avuto la parola nazista.
Mauro del Corno
Il testo è, a tratti, davvero cupo e disilluso. Cito due passaggi della tua prefazione: “Ora sappiamo che non vi saranno mai tempi migliori, e sappiamo che non vi è più nessuna speranza”, e ancora: “Ciò che accade nel presente, il genocidio eretto a nuova regola della storia, lo scatenarsi della demenza aggressiva in ogni nicchia delle relazioni sociali, è molto peggio di quel che accadde in Germania nel 1933, perché ora è definitivo e incontrastato, e perché nel futuro non ci sarà nessuna Stalingrado”. Ti faccio un’obiezione, non pensi che questa visione sia in qualche modo centrata sul mondo e la cultura occidentale e che nuove forze, più giovani e ancora capaci di immaginare un futuro, siano all’opera in altri paesi e culture del mondo?
Bifo
Vedi, non faccio né il politico né il giornalista. Non ho alcuna responsabilità perché quello che dico o scrivo non influenza le decisioni di nessuno. La mia sola autorevolezza consiste proprio in questo: che non ho bisogno di mediare, di valutare le conseguenze di quel che dico. Per questo posso dire quel che sente e immagina una parte consistente, seppure silenziosa, della generazione che sta crescendo. La capacità di pensiero sta scomparendo nella specie umana, ma una minoranza consistente non ha perso il vizio di pensare. A quelli io mi rivolgo, e a coloro che pensano importa solo cogliere l’essenziale del processo in cui siamo precipitati.
Dopo la vittoria di Donald Trump è chiaro che una forma di sado-liberalismo si è impadronito del potere politico e militare in tutto l’occidente. È legittimo definirlo nazismo perché i suoi programmi (deportazione, pulizia etnica, sterminio) sono gli stessi che animarono il nazionalismo hitleriano, ma i nemici da sterminare oggi non sono gli stessi che il nazismo tedesco sterminò nel secolo passato. Sono molti di più.
E so che non ci sarà nessuna Stalingrado perché credo di capire che non esistono più forze capaci di opporsi alla rivoluzione reazionaria globale del trumpismo. La sconfitta e la decomposizione della classe operaia, la criminalizzazione dell’internazionalismo, rendono impensabile una riscossa democratica nei prossimi anni. E il tempo che rimane all’umanità planetaria non è molto. Mentre il nazional-liberismo si impadronisce della macchina politica un’onda di catastrofi ambientali si abbatte su ogni territorio del pianeta. E un’onda gigantesca di demenza e depressione si abbatte sulla mente collettiva.
Credo che il compito filosofico che ci sta di fronte sia quello di pensare in termini ultimi, cioè di pensare alla condizione terminale in cui si trova il genere umano. Finora abbiamo pensato in termini intra-storici, qualcuno dovrebbe pensare oggi in termini extra-storici: pensare dal punto di vista della terminazione inevitabile. Al tempo stesso occorre sempre ricordare una frase che fu pronunciata da Keynes: nella storia l’inevitabile spesso non accade perché l’imprevedibile prende il sopravvento. Ma dell’imprevedibile non è possibile dire niente, perché per l’appunto è imprevedibile.
Mauro del Corno
In questo libro torni su concetti che avevi già sviluppato in “Disertate”. Perdonami la semplificazione: la specie umana è ormai avviata verso un inesorabile declino che potrebbe causarne l’estinzione, a che vale tentare di contrastarlo? L’unica scelta razionale è quella di disertare il sistema economico sociale che ci ha portato su questa strada. In tal senso tu, in qualche modo, una certa apaticità che sembra investire una parte dei più giovani. In fondo, forse, sono solo più consapevoli, più o meno consciamente, di quel che accade, capiscono che ormai lottare non serve più a nulla. Eppure, in fondo, con questi libri, non sei tu il primo che continua a lottare?
Bifo
La parola “lotta” è uno dei feticci che ci oscurano la vista. Questa parola significa qualcosa quando il nemico che può essere sconfitto o per lo meno contenuto. Significa qualcosa quando siamo in grado di definire e di organizzare una soggettività che della lotta si fa portatrice. Ma ci sono situazioni in cui la postura lottatrice diviene pura ripetizione di rituali che non hanno più efficacia. Peggio ancora, diventa un modo per non capire quel che sta accadendo. Disertare è il solo modo per mantenere autonomia da un processo disumano.
Quando scende una valanga giù per il pendio è inutile lottare per fermarla. È meglio farsi da parte per evitarla e sopravvivere. Il villaggio a valle verrà distrutto, lo so. Ma se sopravviviamo potremo forse ricostruirlo più bello. Se cerchiamo di fermare la valanga ci rimaniamo sotto e la valanga travolgerà il villaggio ugualmente. In effetti sono convinto che non ci siano più le condizioni per fermare la devastazione climatica, geopolitica e psichica. Quel che possiamo fare è creare comunità che si allontanano e cercano di sopravvivere. La sola domanda strategica di coloro che abbiamo avuto l’irresponsabilità di mettere al mondo in questo secolo è questa: come vivremo? Rispondere a questa domanda è il compito di chi cerca di pensare il collettivo a venire.
Mauro del Corno
Uno dei capitoli è dedicato a quella che definisci “Eruzione psicotica dell’inconscio americano”. Gli Usa, tu ricordi spesso, sono un paese nato sullo sterminio di massa dei nativi e sullo sfruttamento di milioni di schiavi. Ora tu osservi “Ammesso che in quel paese sia mai esistita la democrazia (assunto assai opinabile) l’avvento della banda Trump-Bannon-Musk ne rappresenta la liquidazione in piena regola”, e ancora “Trump è l’eruzione psicotica dell’Inconscio bianco senescente, è la mostruosa forma politica in cui si manifesta l’innumerevole folla di fantasmi che infestano la memoria e la percezione di sé di quel popolo infelice”. Ma torniamo a quanto accennavo prima, non possiamo leggere il ritorno di Trump come uno spasmo finale di una paese terrorizzato dal fatto di stare perdendo la sua posizione di leadership globale?
Bifo
Certamente è così, per quanto mi è dato di comprendere. La civiltà bianca possiede le tecnologie per sottomettere e per annientare qualsiasi avversario, ma non possiede nessuna tecnologia per salvare se stessa dall’estinzione. La civiltà bianca è entrata in una fase di declino inarrestabile, prima di tutto sul piano demografico. Le donne dell’intero occidente (ma non solo, anche le donne di Giappone Corea, Cina perfino India) sembrano aver consciamente o inconsciamente deciso di non generarele vittime della catastrofe climatica e della guerra. È la forma più maestosa e invincibile di diserzione che sia dato di osservare.
La razza dei predatori si considera invincibile e immortale, non può accettare il declino non può accettare l’invecchiamento non può accettare l’impotenza. L’organismo della cultura occidentale, declinante e impotente, reagisce con la demenza a questa prospettiva. La demenza senile è ilvero padrone del nostro tempo, un padrone impronunciabile, inammissibile, ma soprattutto inarrestabile e irreversibile.
Il gruppo dirigente trumpista è composto da stupratori, razzisti, ma soprattutto da psicopaticieletti da un popolo che nella sua maggioranza soffre di disturbi psichici sempre più gravi e sempre più incurabili. Il paese in cui il numero di morti per overdose ha superato le centomila unità all’anno, un paese in cui la sparatoria nelle scuole e nei luoghi pubblici è all’ordine del giorno. Costoro non possono accettare l’idea del declino psico-sessuale e reagiscono come la loro storia li ha abituati a fare: mettendo mano alla pistola. Purtroppo dispongono di pistole sufficientemente potenti per annientare l’intero genere umano, e credo che lo faranno.
In termini geopolitici possiamo dire che gli USA stanno perdendo la loro egemonia economica mentre la loro indubbia preponderanza militare non gli è bastata per evitare di perdere tutte le guerre degli ultimi cinquant’anni, per la semplice ragione che non basta avere più armi, quando hai un presidente ignorante come George Bush junior, e quando la classe dirigente è composto di arroganti che non conoscono né la storia né la geografia.
Dunque possiamo attendere che qualche popolo meno pericoloso prenda il sopravvento? Sarebbe bello, mi sentirei rassicurato se la Cina spazzasse via l’egemonia americana, visto che la cultura cinese ha una vocazione meno predatoria. Ma temo che non accadrà per una ragione prevedibile: prima di essere definitivamente ridimensionati gli Stati Uniti metteranno in moto la dinamica della guerra nucleare. A me pare che la guerra ucraina, innescata dal demente Biden abbia proprio caratteristiche di questo genere, e punti direttamente verso una conclusione nucleare.
Forse la nuova amministrazione disinnescherà la bomba ucraina prima che esploda, e dovremo esserne grati a Trump e a Vance. Ma non dobbiamo dimenticare che nella mente malata del ceto politico-militare bianco l’apologo biblico di Sansone nel tempio non ha mai smesso di funzionare. E a un certo punto lo psicotico dio americano potrebbe ordinare a Sansone di suicidarsi pur di sterminare tutti i filistei, che se non sbaglio oggi vanno sotto il nome di palestinesi.
Mauro del Corno
Concludi il libro con il De rerum natura di Lucrezio che “ho aspettato 75 anni per leggere”. È stato scritto nel primo secolo avanti Cristo, perché lo ritieni così utile per la fase della storia dell’umanità che stiamo attraversando?
Bifo
La civiltà bianca è incapace di comprendere e di elaborare la situazione estrema in cui ci troviamo perché nella cultura moderna abbiamo rimosso la morte. Dicono che Spinoza abbia affermato che l’uomo libero pensa solo la vita. Poco importa, anche Spinoza può avere detto una sciocchezza, ma soprattutto quell’uomo libero di cui parla forse non esiste. In ogni caso non sono io.
Io non sono libero né dalla malattia, né dal freddo né dal caldo né dall’approssimarsi della morte. Il punto è che se non pensiamo la morte non possiamo capire l’essenziale della vita, e rimuoviamo la coscienza del fatto che il tempo umano corre verso l’esaurimento e l’estinzione. La cultura moderna ha rimosso la morte e questo ha prodotto un disconoscimento di ciò che pure vediamo e sappiamo. Lucrezio, seguace di Epicuro, costruisce il suo poema (De Rerum Natura, che io ho letto a 75 anni) intorno alla consapevolezza del divenire nulla.
Sono perfettamente consapevole del fatto che questa visione si è formata in me con l’approssimarsi della morte, quindi si potrebbe dire che sono fatti miei. Ma non sono fatti miei, dato che l’esercito dei vecchi cresce, e nessuno ha fatto lo sforzo di preparare questo esercito di vecchi a meditare sull’impermanenza invece di reagire aggressivamente al declino. Di questa consapevolezza abbiamo bisogno, individualmente e collettivamente, perché il delirio transumanista di immortalità è triste e doloroso per sé e per gli altri. Come scrive Lucrezio:
Considera come sia stata nulla per noi la durata
Del tempo eterno, trascorsa prima che nascessimo.
Questo è dunque lo specchio che la natura ci mostra
Del tempo futuro, successivo alla nostra morte.
Forse vi compare qualcosa di terribile, o qualcosa
Di funesto? Non appare più tranquillo di ogni sogno?
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