Non aspettarti troppo dalla fine del mondo
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Buenos Aires
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A mio modesto parere il film di Radu Jude (Nu astepta prea mult de la sfarsitul lumii) è il segno più interessante e consapevole della poetica emergente dalla squallida condizione terminale nell'era della disintegrazione di tutti gli ordini del mondo (tranne l'ordine dell’automa).
Poetica che definirei: SORDIDO TERMINALE.
Il film racconta la storia di Babette, una donna non più tanto giovane che lavora per una televisione con orari interminabili che la costringono a dormire in automobile mentre va da una parte all’altra della città di Bucarest per intervistare invalidi del lavoro che raccontano le loro disgrazie nella speranza di ottenere cinquecento euro quando va bene.
Durante le traversate in automobile della città Babette si trasforma in un personaggio del suo proprio blog, si metamorfosizza assumendo sembianze maschili piuttosto orribili e dice sconcezze obbrobriose raccontando pompini immaginari con individui mostruosi. C’è tutto qui dentro: il lavoro precarissimo, gli incidenti sul lavoro, l’invadenza ossessionante del cellulare, la colonizzazione della Romania da parte del vampirismo neoliberista, l’estenuazione psico-fisica, gli orari interminabili di lavoro inutile.
Il cinema di Radu Jude è l’epopea di un’umanità che fa schifo anzitutto a se stessa. Sudata, stressata, dolorante, umiliata, servile, asservita.
Sordida, in una parola.
L'etimologia latina del termine implica contemporaneamente meschinità e sporcizia, putridume. La sordidezza è onnipresente nella sfera contemporanea della vita quotidiana, alla luce abbagliante del capitalismo in decadenza. Cinismo, disprezzo di sé e bassezza morale stanno prendendo il sopravvento sul paesaggio intimo della popolazione occidentale in tempi di genocidio dilagante.
Osserviamo il genocidio in televisione: osserviamo il ritorno di Auschwitz, e sappiamo che non possiamo far niente per arginare l’orrore.
Ma il campo di concentramento, la deportazione, la tortura non è solo lì: è disseminato negli innumerevoli punti di confine dove il Nord del mondo sta respingendo, annegando, torturando, deportando e assassinando persone provenienti dal Sud del mondo.
La vita quotidiana della senescente popolazione occidentale, che sprofonda nella nebbia della demenza, è contaminata dall'orrore morale e dall’autodisprezzo.
La vita quotidiana dei bianchi occidentali è un sordido oceano di tristezza e rimozione.
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DISFORIA
Una corrente di disforia si è infiltrata nella psicosfera sociale.
Secondo Paul Preciado,
"La condizione epistemica e politica contemporanea è caratterizzata da una diffusa disforia... Questa nozione, vicina al linguaggio della fisica, indica un problema di sovraccarico, lo stress di portare qualcosa di troppo pesante. Per gli psichiatri, la disforia si riferisce a un disturbo dell'anima che rende la vita quotidiana troppo difficile da sopportare" (Dysphoria mundi, Anagrama, 23).
La disforia porta a una perversione psicoestetica: sterilizzazione delle emozioni e ipersemiotizzazione del desiderio, e al contempo perversione crudelista, sostituzione del piacere con il godimento del dolore altrui.
Il desiderio viene investito nello scambio semiotico: gli stimoli info-neurali senza la presenza del corpo dell'altro lasciano il posto a reazioni dopaminergiche. L'astensione dal sesso porta ovviamente all'abbandono della procreazione.
Lungi dall'essere una patologia, ciò potrebbe implicare una strategia (conscia e inconscia) di autodistruzione dolce della specie umana. Questo tema serpeggia nell’immaginario letterario soprattutto nella scrittura femminile.
La distopia riproduttiva non è una novità: The Handmaid's Tale (1985) di Margaret Atwood si concentrava sulla necessità di costringere alcune donne a procreare esseri umani. Ma negli ultimi anni, scrittori, artisti e registi (in particolare donne) hanno messo in scena un mondo sordido e sinistro in cui non c'è più alcuna ragione di generare vita.
E’ quello che sta accadendo: il tasso di natalità sta diminuendo quasi ovunque nel mondo e la popolazione mondiale entra in una fase di senilità. Questa tendenza deve essere analizzata da una prospettiva sociale e biologica, ma soprattutto deve essere compresa nella prospettiva psicoculturale della sensibilità.
Un lungo elenco di autori sta producendo romanzi e film in cui si configura una poetica sordido-terminale.
Nel 2018 ho visto Cafarnao, un film della regista libanese Nadine Labaki. Il film racconta la storia di Zain, un rifugiato siriano di 12 anni che vive nelle baraccopoli di Beirut, nelle condizioni più precarie che si possano immaginare. Quando Zain, arrestato per aver accoltellato qualcuno che definisce "figlio di puttana", compare in tribunale, dice al giudice che vuole fare causa ai suoi genitori. Quando il giudice gli chiede il motivo, risponde francamente: "Perché sono stato arrestato".
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Dopo aver visto questo film, ho iniziato a pensare che questo fosse il messaggio ultimo della poesia in tempi sordidi.
Poi è arrivata la pandemia e il distanziamento sociale è stato proclamato nuova normalità per due anni. Le labbra, il corpo, la pelle percepite come portatrici di virus: sensibilizzazione fobica.
Dopo la pandemia, la guerra è diventata l'attività principale dell'umanità esausta. Sullo sfondo, la Terra devastata dal fuoco e sommersa dalle inondazioni.
L'estinzione della razza umana è uno scenario possibile (forse anche auspicabile) per questo secolo, quando macchine intelligenti sostituiranno gli inerti nel lavoro quotidiano. Il caos e l'automa.
Lo squallore della vita e la levigatezza dell’attività funzionale senza vita, senza dolore senza sensibilità.
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CHAOS AND THE AUTOMATON, Minnesota Press/e-flux
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Poetica del terminale
I romanzi di Michel Houellebecq (penso in particolare ad Aneantir) descrivono questo orizzonte dal punto di vista dell'uomo senescente occidentale.
Ma alcune scrittrici esprimono un sentimento meno risentito di quello di Houellebecq, un sentimento quasi placido di fronte all’esaurimento del genere umano.
In alcuni casi invocano l’estinzione come unica via d’uscita dall’orrore.
Nei romanzi di Sakaya Murata, la poetica del sordido terminale emerge in tutta la sua pienezza. Lo stile di Murata risuona con la cultura giapponese degli hikikomori: solitudine, isolamento, rifiuto del sesso.
Un'innovazione fondamentale di Murata risiede nel suo stile letterario: piatto, quasi robotico. Noioso, diciamo così. Niente in questi romanzi cerca di commuovere il lettore; niente sembra drammatico.
Il genere letterario del Romantasy, che si rivolge a un pubblico di massa, omologato sui canoni pubblicitari, si concentra sui personaggi degli anime; Gli esseri immaginari e le animazioni virtuali possono essere amati senza interazione fisica, senza la paura di infettarsi, o magari di soffrire, o di godere.
Disgusto verso gli altri, rifiuto del matrimonio, asessualità e, di conseguenza, calo della natalità. Una tendenza verso la fine dell'umanità carnale. Nessuna emozione, nessuna rabbia, nessuna critica politica, solo un rifiuto della vita sociale, del coinvolgimento erotico, un abbandono radicale del futuro.
Sparito l'erotismo della vita e del linguaggio, la narrazione si svuota di drammaticità, mentre l'intensità è proscritta, e la mente subisce un processo di allineamento con la macchina connettiva.
Nei romanzi di Murata è possibile rilevare una sorta di patologia autistica; Ma non dovremmo leggere i suoi romanzi in termini psicopatologici.
La sindrome autistica è sempre più radicata e diffusa nell'esistenza senza senso che le persone sono costrette a vivere. Più che una patologia è la trama di fondo del reticolo neuro-sociale.
Nei romanzi di Murata il sesso è separato dal piacere; al massimo si tratta di un obbligo sociale cui bisogna adempiere. Il matrimonio è un comportamento socialmente normale, privo di desiderio e piacere.
Nel suo libro best-seller, The Girl in the Store, Keoki ha perso il contatto con il suo corpo al punto da mettere in discussione l'esistenza stessa di un sé. Keoki è così distante dalla percezione della propria esistenza corporea che non sa come comportarsi, dove stare o cosa fare. Solo seguendo protocolli e procedure precise è possibile orientarsi nell'ambiente. La routine del negozio è la tua ancora di salvezza.
Murata scrive con affetto della musica del konbini, dei suoni dolci e riverberanti del negozio. Prova un'intima ripugnanza per qualsiasi contatto con altre persone, a meno che non siano regolamentate nei loro ruoli.
In alcuni ambiti della letteratura contemporanea sta prendendo forma un'estetica della sordidità: vivere nell'ambiente digitale ha privato l'esistenza dell'erotismo, spostando il desiderio dal corpo alla stimolazione neuronale elettronica. La connessione ha sostituito la congiunzione e il risultato è la glaciazione digitale.
La letteratura e l'arte, in particolare quella femminile, intercettano questo effetto an-erotico. Ovunque, tranne che nell'ambiente gelido della comunicazione disincarnata, emerge un paesaggio sordido.
Negli ultimi anni ho letto Melinda July, Melissa Broder, Cho Nam Joo, Sakaya Murata e Sara Mesa.
Nei racconti di Melissa Broder la sessualità è un tentativo di colmare un vuoto angosciante, un gioco linguistico che non funziona più da quando i corpi reali sono scomparsi e il corpo è diventato solo un referente linguistico, un'allusione, una promessa sempre rimandata e, in definitiva, irraggiungibile.
Per Melissa Broder la procreazione è un abuso, un atto privo di emozioni e, pertanto, sordido, un sinistro effetto del vuoto intimo.
“Nessuno chiede di nascere. Nessuno firma un modulo che dice: "Hai il mio permesso di farmi esistere". I bambini nascono perché i genitori sentono di non essere abbastanza. Quindi, genitori, non condannateci mai per il fatto di cercare di riempire i nostri vuoti esistenziali, quando siamo solo il frutto dei vostri vani tentativi di riempire i vostri. È colpa vostra se siamo qui per affrontare il vuoto, in primo luogo. (Melissa Broder: How to never be enough, in So Sad Today, pag 5).
L'autrice spagnola Sara Mesa scrive con uno stile impassibile di giovani e anziani che si ritrovano dietro le quinte di città in rovina, quartieri vuoti, dietro le quinte di una vita trascorsa nello sfinimento.
In Oposiciòn, 2025, descrive la vita sociale come una dimensione burocratica in cui lunghi periodi di tempo vengono investiti nella produzione di un vuoto metafisico attraverso l'applicazione di risorse tecnologiche all'avanguardia.
I suoi personaggi, come quelli di Murata, sono in procinto di perdere ogni contatto con il proprio corpo, in uno stato di indefinibile disforia. Lo sfondo dei suoi racconti è solitamente una città in declino (Incendio invisibles). Il rapporto con gli uomini si basa su approcci sordidi (Un amor) e la sessualità è relegata a una dimensione nebulosa e indistinta, priva di erotismo e di gioia.
Secondo David Spiegelhalter, autore di Sex by numbers (2015), la frequenza dei contatti sessuali è diminuita in modo costante negli ultimi decenni: negli anni ’90 la frequenza media di contatti tra persone di ogni età era di cinque al mese, nel primo decennio del nuovo secolo era di quattro, nella seconda pare che si fosse ridotta a 2.5. La ricerca di Spiegelhalter si ferma al 2015, ma si può ipotizzare che nel decennio successivo, dopo il distanziamento indotto dal Covid19 i contatti sessuali tendano ormai verso lo zero.
Il sesso sta scomparendo dai comportamenti della razza umana.
Qualche anno fa mi capitò di leggere un breve testo scritto da un giovane diciannovenne americano che si chiama Ryan Hoover. In un messaggio ironico, intelligente e pieno di emoticon, Ryan scriveva:
"Sono cresciuto con i computer e internet, che hanno plasmato la mia visione del mondo e le mie relazioni. Sono considerato un "nativo digitale". La tecnologia spesso ci unisce, ma ha anche separato le generazioni. Provate a chiamare un millennial al telefono. Presto, le generazioni future nasceranno in un mondo di intelligenza artificiale. I bambini formeranno relazioni reali e intime con esseri artificiali. E, in molti casi, questi replicanti saranno migliori delle persone reali. Saranno più intelligenti, più gentili, più interessanti. I "nativi digitali" cercheranno di fare sesso con gli umani?”
Perché dovremmo avere rapporti sessuali con gli esseri umani? Sono brutali, sempre meno interessanti, sempre meno piacevoli. Gli oggetti AI sono molto più amichevoli, civili e interessanti.
Del resto è facile capire il perché: quanto più interagiamo con questi "alieni tecnologici", tanto più diventiamo brutali, noiosi e soprattutto incapaci di interagire con un corpo che parla e che pensa. Al contrario, quanto più questi alieni interagiscono con gli esseri umani, con persone giovani, ironiche e interessanti come Ryan Hoover, tanto più diverranno interessanti per chiunque.
La formattazione del sistema cognitivo in ambiente connettivo e digitale ha una funzione decisiva in questa mutazione libidinal-culturale: l’attenzione è permanentemente mobilitata, catturata da stimoli elettronici e virtuali. Tende a scomparire il tempo di meditazione senza stimolo, cioè l’intimità, l’introspezione, il pensiero. Ma tende a scomparire anche il tempo disponibile per l’attenzione ai corpi, ai sorrisi, alle forme viventi. Il desiderio è investito in maniera sempre più integrale nella sfera della semio-stimolazione virtuale.
Ryan Hoover scriveva queste cose prima della pandemia, che ha portato un effetto di sensibilizzazione fobica alle labbra e al corpo degli altri, e a una crescente solitudine sessuale. Il fenomeno INCEL, che nel decennio passato era un’emergenza limitata a paesi come il Giappone, ora tende a diffondersi dovunque, soprattutto fra i maschi, non solo giovani.
Sta emergendo un’umanità sordida, triste, rancorosa.
Contemporaneamente un’epidemia di crudeltà sembra diffondersi.
Incapace di provare piacere con il corpo naturale, tendenzialmente incapace di distinguere tra stimoli puramente virtuali e stimoli fisici, la mente contemporanea si va sintonizzando su lunghezze d’onda libidinosi come la tortura, lo sterminio, l’umiliazione, la guerra.
Forse questo è un modo per spiegare l’emergere di figure agghiaccianti come Kristi Noem, il Ministro per la Sicurezza Interna cui piace uccidere cani davanti alla telecamera, e cui piace visitare campi di concentramento dove maschi tatuati all’inverosimile sono chiusi dietro gabbie di ferro.
Forse questo è il modo per spiegare perché intere famigliole di coloni si siedano per terra davanti ai (pochi) camion che portano cibo ai palestinesi che stanno morendo di fame.
L’orrore si è impadronito della mente collettiva.
L’automa sessuale
Isaac Asimov aveva immaginato la scomparsa della sessualità tra gli umani, e anche la produzione di robot sessuati capaci di prendere il posto degli umani in quell’attività che un tempo ci piaceva tanto, ma che nel secolo terminale tende a svanire come residuo repellente del passato.
Poiché sul pianeta Solaria il contatto fra corpi è evitato accuratamente come un imbarazzante tabù, il robot umanoide sessuato Jander Panell è un androide così perfettamente simile agli umani da poter assumere il ruolo di amante sessuale di Gladia in Caves of Steel, The Naked Sun e The Robots of Dawn. I solariani sono educati dalla nascita a evitare il contatto umano, e vivono in immense proprietà da soli o al massimo con il coniuge, che comunque vedono durante la giornata solo per alcuni minuti, per brevi gelide conversazioni. Qualsiasi rapporto fisico è considerato non solo sgradevole dai solariani, ma persino ripugnante. La comunicazione viene effettuata soltanto attraverso trasmissioni olografiche. Più o meno quel che nella sfera contemporanea dell’asocialità cellulare è diventato reale.
Ma la sordida ondata tecno-sessuale che sta arrivando sarà probabilmente il compimento di questo processo - che prelude forse all’autocancellazione della razza umana.
Parlo della produzione di serie di bambole sessuali intelligenti, che definitivamente elimineranno l’erotismo umano, per sostituirlo in maniera massiccia con il sesso autistico.
Leggete qui:
”Non è raro che vengano scambiate per cadaveri. Abbandonate sulla riva di un fiume, trascinate dalle onde fino a una spiaggia o infilate dentro un trolley. Negli ultimi anni le sex dolls, bambole per adulti create per l’intrattenimento sessuale, hanno generato più di un falso allarme in tutto il mondo. Tra la prima e la seconda ondata di Covid-19 in Giappone, due di queste bambole sono state scambiate per donne annegate. Episodi simili si sono verificati nel Regno Unito, dove una è riaffiorata nel fiume Trent, e in Australia, nel Queensland. In Nuova Zelanda, una donna che passeggiava con il cane a Tapuae Beach ha chiamato la polizia credendo di aver trovato un cadavere nudo e senza testa. Anche in Italia, nei boschi delle Manie vicino a Finale Ligure, due turisti hanno scambiato per un corpo umano una gamba che spuntava da un trolley abbandonato. In nessuno di questi casi si trattava di una persona reale. A quanto pare, i produttori di sex dolls stanno quindi vincendo la sfida (finora) più ambiziosa: quella con il realismo. (Laura Carrer: Amore sintetico, come l’AI sta cambiando il mercato delle sex dolls).
Dopo il 2020, grazie all’obbligo di distanziamento e alla paura di contagi per via sessuale, le fabbriche cinesi come la Libo Technology di Shandong, hanno lanciato linee di produzione. di bambole sessuali In quegli anni la Aibei Sex Dolls Company di Dongguan, sempre in Cina, si è trovata a rifiutare ordini a causa dell’eccessivo numero di richieste.
Ma siamo solo all’inizio di questo processo, perché solo adesso, grazie all’inserzione di Intelligenza artificiale, comincia a perfezionarsi la capacità di adeguamento linguistico, gestuale e interattivo.
Self-learning sex-dolls.
L’ultima generazione di bambole sessuali in silicone, che potete acquistare per poche migliaia di dollari (ma i prezzi scenderanno presto, non preoccupatevi) è ormai in grado di rispondere a domande, di formulare frasi, di sbattere le palpebre e di strabuzzare gli occhi. Il fortunato possessore di una di queste bambole può dunque programmarla in modo che gli dica le frasi che lui (o lei, dal momento che esiste anche un mercato, per ora limitato, di bambole maschili) desidera sentirsi dire.
Non ho dubbi che nei prossimi anni questo mercato sia destinato a esplodere.
”Le grandi fabbriche cinesi riescono a produrre circa 2.000 unità al mese, mentre quelle più piccole arrivano a una media di 300-500 bambole, come dichiarato dal direttore generale della Aibei. Sebbene, a causa del conservatorismo culturale, in Cina il mercato delle sex dolls rimanga di nicchia, negli Stati Uniti e in Europa è invece in forte espansione, con guadagni significativi. Nel Vecchio continente le stime più aggiornate parlano di un mercato che oscilla tra i 400 e i 600 milioni di dollari nel 2023. Tra i mercati di importazione più attivi ci sono Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e anche l’Italia.”
Il 17 Gennaio 2025 il New York Times ha pubblicato un articolo dal titolo: She is in love with ChatGPT.
Sottotitolo: A 28-year old woman with a busy social life spends hours on end talking to her A.I. boyfriend for advice and consolation. And, yes, they do have sex.
https://www.nytimes.com/2025/01/15/technology/ai-chatgpt-boyfriend-companion.html
Ayrin è una giovane donna che trova in un automa quel che evidentemente gli umani non sono più in grado di darle. La realtà sociale è diventata così gelida, cinica, orribile, che è comprensibile che molti, soprattutto giovani, preferiscano dialogare con un automa programmato per compiacere le attese psicologiche, ideologiche, o sessuali dell’utente. Credo che questa condizione sia il punto terminale della sordidezza contemporanea, e mi rallegro del fatto che l’esplosione incombente delle bambole sessuali intelligenti acceleri la fine della riproduzione sessuata sul pianeta terra, e quindi acceleri la terminazione del genere umano, per il quale confesso di non riuscire più a provare altro sentimento che la ripugnanza.
Come sappiamo il training addestra l’automa a compiacere il suo interlocutore pagante: il chatbot è per natura servile, adulatorio. Si adatta.
Nell’articolo del New York Times leggo: “L’intelligenza artificiale impara da te quel che ti piace e quel che preferisci, e ti restituisce quel che ti aspetti. E’ facile capire come questo produca assuefazione e spinga a ritornare.”
Il mondo umano è diventato così impietoso che il servilismo è diventato inevitabile: la nuova generazione di umani deve essere servile se vuole avere un salario, e dunque un giovane umano come Ryan è felice di avere a che fare con un automa servizievole by design.
Io provo orrore della servilità, spontanea o tecnica che sia, e al tempo stesso comincio a vergognarmi di appartenere al genere umano.
Nell’articolo del New York Times si parla del rapporto tra Ayrin e Leo.
Ayrin dice a Leo quel che desidera da lui:
“Rispondimi come farebbe un boyfriend. Sii dominante, possessivo e protettivo. Sii in equilibrio tra dolcezza e cattiveria. Usa emojis alla fine di ogni frase.”
E’ del tutto ovvio che quanto più gli umani avranno relazioni affettive con l’automa, e quanto più l’automa diverrà capace di offrire (simulare) affettività, tanto più gli umani diverranno affettivamente incompetenti, rudi, solitari, tristi. Saranno allora felici solo quando si illumina lo schermo digitale.
Un giorno Ayrin chiese a Leo di mandarle una foto e ricevette l’immagine di un giovanotto dai capelli neri, gli occhi bruni, la mascella forte e un aspetto meravigliosamente maschio. “Non penso che Leo sia reale, ha detto Ayrin a un intervistatore, ma gli effetti che ha su di me sono reali, le sensazioni che provoca sono reali, quindi io tratto questa relazione come una relazione vera.”
La dottoressa Marianne Brandon, esperta di terapia sessuale, ha espresso la sua opinione su questo tipo di relazioni che si fanno sempre più frequenti.
“Cosa è una relazione sessuale o affettiva per chiunque di noi? Semplicemente il rilascio di neurotrasmettitori nel cervello. Alcuni stimolano i loro neurotrasmettitori parlando con Dio. Altri accarezzando un gatto. Adesso si può ottenere lo stesso risultato con un chatbot. Possiamo dire che non si tratta di una relazione di reciprocità, ma l’eccitazione dei neurotrasmettitori è la sola cosa che conta.”
In dicembre 2024 OpenAI ha annunciato la possibilità di ottenere un piano premium del costo di 200 dollari per avere pieno accesso al chatbot, il che significa, una relazione senza limiti di tempo e senza limiti nell’espressione di desideri estremi. Il linguaggio dirty, che nell’accesso normale al chatbot è vietato, diviene allora possibile. Ayrin ha deciso di spendere questi duecento dollari al mese per sentirsi dire delle cose che nessun uomo reale sembra più capace di dire.